Hai scritto da destra o da sinistra? Mi si chiede. Impunemente, aggiungo.
Come se esistesse un modo di fare ricerca connotato a destra o a sinistra. Abbandonare gli schemi, per lo meno quando si cerca una diversa interpretazione dei fatti accaduti, dovrebbe essere una sorta di stella polare del ricercatore. Ovvio, restano le suggestioni del profondo sentire, i suggerimenti del cuore che la ragione fatica a scacciare via. Ma è infine una lotta impari, per il cuore, ahimè.
Al contrario si agirebbe euristicamente. Cercando un varco tra la storia e l’opinione personale. Sperando che qualcuno, una volta fatta luce sugli avvenimenti, confermi la tesi.
Ho inteso allontanarmi da ogni possibile contaminazione sentimentale, tranne quella, ovviamente, che mi lega ai comportamenti e alle abitudini della mia gente. Comportamenti e abitudini, persino quelle detestabili, che legano l’esperienza personale al vivere quotidiano, calpestando un pezzo di terra che identifichiamo come “casa”; tra mille voci che comprendiamo senza fatica.
Ma contestare la Storia come imposta da chi la scrive- e chi la scrive solitamente è un vincitore e non un vinto- impone rigore totale nell’equidistanza tra le ragioni degli uni e degli altri. Attenzione alla prassi e alla teoria delle aggregazioni umane senza pretendere di contestare per principio l’una e l’altra.
Oggi, tempo di elezioni. Leggo di battaglie quotidiane. Come se la gente fosse stata chiusa in un immenso anfiteatro, pronta a scannarsi. Gli uni contro gli altri, dialetticamente o nelle strade tra bastoni e invettive.
Una democrazia che ti costringe a riconoscere trattati e convenzioni senza che il popolo elettore abbia potuto esprimersi per la loro legittimazione e poi impone leggi anticostituzionali per determinare chi governa e chi sta all’opposizione, è una democrazia incompiuta. Decide l’imperatore alla fine. Pollice verso o pollice alto. Sebbene tale gesto sia stato mal interpretato, come tante di quelle cose che ci vengono tramandate solo per legittimare una iconografia cinematografica, per lo più statunitense (dai ritrovamenti di Cavillargues, in Francia, si tende a legittimare la rappresentazione del gesto della grazia al vinto con il pollice chiuso nel palmo della mano)
Se, invece, a qualcuno pare che la difesa del vero debba essere sottintesa alla propria personale opinione, allo schieramento ideologico al quale appartiene, questo libro sarà una delusione. Ho parteggiato, certo, per le ragioni dei vinti, degli oppressi, e forse nemmeno sempre e senza ragionarci un po’ su. Ma mai che l’influenza delle ideologie del secolo breve mi abbiano costretto a celarmi dietro frasi fatte e ragionamenti di parte. E senza nemmeno sforzo eccessivo.
L’interpretazione critica di ciò che ho scritto vorrei partisse da ben altre analisi. Spero qualcuno si riconosca in un testo che parla a tutti, e riferisce di fatti accaduti come documentati certamente. Quando accaddero. E che le mie conclusioni siano parte di un esame complessivo delle dinamiche politiche che precedono da sempre le azioni umane. E come tali vengano accettate o respinte. In ogni caso, se ciò fosse, sarò ben contento di ricevere sia elogi che contestazioni.
Maurizio Castagna
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